La preghiera per la serenità
Cosa ricordare quando la parte emozionale sta per prendere il sopravvento
Troppe volte ci arrabbiamo per cose poco significative. Il nostro cervello emotivo prende il sopravvento, ci “rapisce” (da qui la parola raptus) e ci spinge a comportamenti che tentano di forzare una situazione che razionalmente non riusciamo a risolvere.
Spesso il rapimento emotivo diventa qualcosa di fisico e sentiamo il nostro corpo che cambia, diventiamo un fascio di nervi e ci pietrifichiamo perchè siamo costretti a fronteggiare una realtà che è totalmente diversa da quella che desideriamo si ponga davanti ai nostri occhi.
Molte volte ci arabbiamo o ci mortifichiamo per cose che, guardandole dopo un po’ di tempo, ci sembrano davvero ridicole.
Altre volte invece dobbiamo affrontare davvero una realtà piú grande di noi. Il mondo sembra crollarci addosso lasciandoci impotenti di fronte ad un dolore che nessun altro essere umano può provare ad alleviare.
In quelle occasioni serve ricorrere alla preghiera della serenità.
Preghiera della serenità
«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscere la differenza.»
La cui formula estesa recita
«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscerne la differenza.
Vivendo un giorno per volta;
assaporando un momento per volta;
accettando la difficoltà come sentiero per la pace.
Prendendo, come Lui ha fatto, questo mondo peccaminoso così com'è, non come io vorrei che fosse.
Confidando che Egli metterà a posto tutte le cose, se io mi arrendo al Suo volere.
Che io possa essere ragionevolmente felice in questa vita,
e infinitamente felice con Lui per sempre nella prossima.»
La prima parte della preghiera è reperibile nella preghiera di san Tommaso Moro "Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso modificare e la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere la differenza tra le une e le altre", inizio di una delle 'Preghiere dalla torre'.
Questa preghiera è davvero magica perchè ci permette di utilizzare la parte razionale anche se non siamo credenti.
Se possiamo cambiare la realtà è il caso di non cedere il controllo al comparto emotivo del nostro cervello. Per ottenere un cambiamento controllato dobbiamo assolutamente essere razionali. Pensiamo ad un chirurgo che opera in uno stato emotivo di ansia ed uno che invece riesce a rimanere freddo mentre pratica le incisioni che deve fare.
Se non possiamo cambiare la realtà, se cioè abbiamo raggiunto la certezza che ciò che succede è fuori dal nostro controllo allora diventa assolutamente necessario smettere di agitarsi ed afffrontare stoicamente la realtà che mai avremmo voluto vivere.
Ciò che non è nel campo delle nostre possibilità deve essere “lasciato andare”. Opporsi ad un destino beffardo o crudele è sbagliato da qualsiasi punto di vista lo si guardi. Siamo creature, non i creatori del mondo a cui apparteniamo. Ma siamo anche parte di un tutto che possiamo tornare a sentire in maniera non separata da noi. Dobbiamo immergerci in questo universo che non è nè buono nè cattivo, anche se lo percepiamo come tale.
In fondo, se ci pensiamo bene, per quale motivo la nostra realtà deve andare sempre nella direzione da noi desiderata? Con quale forma di presunzione possiamo decidere le sorti dell’universo?
Possiamo e dobbiamo fare in ogni momento critico questa fondamentale scelta di vita: decidere se le nostre azioni possono modificare la realtà sgradevole oppure se queste sono ininfluenti ed il nostro lamento sia solo un atto di immaturità.
I nostri dolori sono i nostri maestri solo se sappiamo capire fino in fondo che non vale la pena quasi mai agitarsi quando fronteggiamo dei problemi.
La nostra razionalità potrà davvero salvarci se permettiamo a tutto ciò che non possiamo controllare di non schiacciarci con il potere che noi stessi gli conferiamo.
La nostra vita è un immenso, meraviglioso miracolo ma la nostra gratitudine si ferma spesso sotto coscienza. Siamo abili a dimenticare che nulla ci è dovuto e che qualsiasi cosa succesa non è all’esterno che noi troviamo la vera felicità.
Possiamo sperimentare la vera gioia solo se riusciamo a vedere con gli occhi del cuore e della mente che noi siamo parte di un mistero e che non c’è nulla di meglio che tornare ad agire per il bene ogni volta che ne abbiamo la possibilità.
La preghiera della felicità è diventata famosa perchè il fondatore degli Alcolisti Anonimi l’ha fatta diventare uno dei dodici passi per riprendere il controllo della propria vita, devastata da questa diffusissima dipendenza.
E noi ora siamo in grado di riconoscere quale nostra dipendenza stiamo affrontando? Abbiamo capito davvero fino in fondo che nulla ci è dovuto e che ogni giorno è davvero un giorno regalato?
Per conto mio. D’ora in avanti, ogni volta che sentirò l’impulso ad arrabbiarmi proverò a ricordare di partire da questa preghiera. Posso farci qualcosa? Se posso farci qualcosa quanto dovrò essere mentalmente lucido per affrontare quello che c’é da affrontare? E se non posso farci nulla sono sicuro che ció che potrò sempre fare è pregare e meditare sulla grande opportunità che è stata la mia vita fino ad oggi.
Liberiamoci quindi dal veleno della rabbiao dal corpo di dolore ricordando queste potentissimi frasi. Solo cosí potremo essere talmente saggi da non sprecare nemmeno una delle fiches che la vita ci ha donato e continua a donarci.
Marco Orange Kiko Costanzo